“Come ti vedi tra 5 anni?” Ve l’hanno mai chiesto in colloquio di lavoro? A me è capitato e nel tempo ho anche preparato le persone a rispondere a questa domanda, ma oggi penso che sia una domanda inutile per comprendere le motivazioni del candidato.
Siamo sinceri…sappiamo davvero cosa faremo fra 5 anni? Il mondo del lavoro è così variabile e fragile che non riusciamo più a immaginare il nostro futuro professionale al di là di 1-2 anni.
È una domanda inutile per un selezionatore, ma è utile porcela per noi stessi, non certo per aumentare la nostra frustrazione, ma per cominciare a vivere il cambiamento, così da abbassare il rischio di fare scelte improvvisate e trovarci impreparati quando ci arrivano le brutte notizie. Se vedi che la tua azienda non sta assumendo, non aumenta gli stipendi e non acquisisce nuovi clienti, forse è il momento di avere uno sguardo un po’ più lungo sul tuo lavoro: nessun lavoro è per sempre.
Sono dell’idea che non ha senso progettare nei minimi dettagli la propria vita, invece può essere immaginata nello suo sviluppo, lasciando aperte le strade alle mille possibilità. Esistono molte vite da vivere, tanti modi di diventare grandi, di trasformarci e nessuno di questo è definitivo. Una pianificazione a 3, 5 e 10 anni come fanno le aziende più virtuose – oggi fanno fatica anche quelle – ci incanala in un percorso segnato che non ci lascia vedere oltre. Hai studiato tanto per fare l’avvocato, ma quando hai cominciato a fare la tua professione che hai programmato fin dai tuoi 19 anni, ti rendi conto che non è la tua strada. Non hai sbagliato, hai imparato e scoperto che sei tante cose, non solo un avvocato.
La domanda che dovremmo porci è “Come voglio trasformarmi?” “Cosa voglio fare nei prossimi 5 anni?” in questo modo si apre un dialogo di cambiamento e crescita; un processo che lascia aperte le possibilità di trasformazione verso una vita più piena.
La programmazione non è più un fissare a calendario i risultati che devi aver raggiunto – non siamo gli unici artefici della nostra vita – ma è un tracciato in cui segni quello che per te è irrinunciabile, quello che ti fa stare bene e quello che ti piace fare; su queste pietre miliari vivi il cambiamento e non la destinazione.